Per raccontare uno dei vitigni più affascinanti della nostra terra

il Primitivo

Il mio sogno di un vino elegante ed equilibrato dal gusto inconfondibile

Francesco Valente

Colore rosso rubino con riflessi granati. Al naso al primo impatto, si rilevano marcati sentori di frutta matura, ciliegia, marasca e mora. Con il passare del tempo affiorano le note di macchia mediterranea ed erbe aromatiche, per finire con delle note di speziatura dolci, di vaniglia e pepe nero.

In bocca è caldo, morbido e rotondo, supportato da una bella freschezza. Il finale è lungo con un bel ritorno fruttato. Il nostro Penelope si abbina magistralmente a primi con sughi a base di carne, arrosti di carne e formaggi stagionati.
Con Penelope abbiamo voluto realizzare una visione contemporanea, fresca ed elegante del primitivo di Gioia del Colle. Questo vino è un’autentica chicca enologica, realizzata dalle uve di un’antica vigna di primitivo impiantata ad alberello, che ha più di 65 anni e si trova sulle colline di bianca roccia calcarea e terra rossa al confine tra Acquaviva delle Fonti e Cassano delle Murge.
 
Il semplice segreto della realizzazione di questa etichetta sta in una sola parola: il tempo.  A cominciare dall’epoca di vendemmia che per noi è quella fenologica, quando l’uva al di là del grado zuccherino, ha raggiunto la piena maturazione fenolica e può esprimere il meglio in bottiglia dal punto di vista gusto-olfattivo. Questa scelta va in netta controtendenza rispetto alla tradizione pugliese per la quale per questo vitigno si puntava soprattutto al grado zuccherino: di conseguenza i vini da primitivo sono ancora oggi quasi tutti con un finale leggermente dolce ed eccedono in morbidezza.
 
Penelope è invece un primitivo fresco, con un tannino erbaceo, vegetale, caratteristica naturale del primitivo, che non presenta percentuali di zuccheri residui. È un rosso meravigliosamente secco, il cui importante bagaglio polifenolico viene dato anche da un tempo di macerazione post fermentativa, ritorna la nostra parola magica, che dura solitamente una decina di giorni. È in questa fase che il mosto ormai vino viene lasciato a macerare, affinché estragga dal vinacciolo maturo e dalle bucce il massimo della carica polifenolica, dei profumi e degli antociani di questo meraviglioso vitigno.
 
Il tempo e ancora il tempo, visto che il vino completate queste fasi di produzione passa un anno in vecchie botti di rovere francese per una graduale micro-ossigenazione ed un ultimo anno in bottiglia. Questi, insieme alla massima qualità in vigna, con una resa per ettaro che non supera i 25 quintali anche per l’età considerevole del vigneto, sono i semplici segreti di un vino semplicemente sofisticato ed allo stesso tempo elegante come Penelope, moderna interpretazione di un vitigno dalla tradizione millenaria: sua maestà il Primitivo di Puglia.

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